Di Chiara Papaccio
Com'era nel 1967, Foto Columbia Records
Inizio in sordina.Solo qualche ora fa Bono ha definito Hallelujah di Leonard Cohen come "la canzone più perfetta al mondo", senza ricordarsi forse che dietro l'angolo un anniversario importante attendeva il debutto del cantautore-scrittore canadese, il cui Songs of Leonard Cohen usciva oggi, quarantacinque anni fa.
Certo, la ripropostissima Hallelujah sarebbe arrivata solo quasi vent'anni dopo quell'esperimento musicale, scritta come fu per Various Positions del 1984, ma si deve al movimento generato da quel primo album se Cohen, già famoso come autore di romanzi e di poesie, continuò a cantare invece di appendere la chitarra al chiodo. Non fu un album di successo, Songs of Leonard Cohen: al contrario, passò quasi inosservato in classifica. Ma fece alzare qualche sopracciglio grazie al candore quasi brutale dei versi (One of Us Cannot Be Wrong, Hey, That's No Way to Say Goodbye), e grazie al passaparola fece di Cohen quello che è oggi: un inaggirabile colosso della canzone d'autore.
L'album contiene canzoni poi lentamente ma inesorabilmente passate alla storia (So Long, Marianne), che canticchiamo ancora oggi (Suzanne) o che ispirarono altri gruppi (Sisters of Mercy). Ma fu proprio per il mancato successo di pubblico che Cohen a New York venne scambiato per Kris Kristofferson da Janis Joplin: lui non la smentì, fu l'avventura di una notte e così nacque Chelsea Hotel #2: che magari non è "la canzone più perfetta al mondo", ma ci si avvicina parecchio.
Al Julie Felix Show nel 1967: Stranger Song:
Adele