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Il catalogo di Dylan è di pubblico dominio? Quasi

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Bob e il suo debutto, Foto Internet

È stato il grande nodo della discussione discografica nel 2012, rischia di esserlo anche nel nuovo anno: di chi sono i dischi di un artista una volta che il contratto è scaduto? L'anno passato grandi artisti come Billy Joel hanno fatto parlare di sé per il tentativo di ricomprarsi il proprio vecchio e glorioso catalogo, "liberato" dal tempo che passa che non copriva (nel suo caso) il Ventunesimo secolo. A Joel è andata bene, ad altri artisti no: e così nei giorni scorsi ha fatto scalpore l'arrivo online di raccolte non autorizzate ma perfettamente legali di lavori dei Beatles o di Bob Dylan targati non già EMI o Sony ma Hallmark, nel senso del gigante delle cartoline d'auguri. In questi due specifici episodi il caso è particolarissimo: la multinazionale ha approfittato di un glitch nella legge sul copyright così come è osservata in Europa… dal 1 gennaio 2013. Per aggirare quello stesso glitch, la Sony ha pubblicato di fretta e furia un box set dedicato al solo Dylan: da Rolling Stone USA, Andy Greene ci racconta il perché e il percome dell'operazione. E alcuni scenari futuri (e per niente improbabili) della "discografia archeologica".

Di Andy Greene

Sul finire dello scorso anno, un centinaio di fan europei di Bob Dylan si è imbattuto in un oggetto abbastanza straordinario, trovato sugli scaffali di un negozio di dischi: un cofanetto in quattro CD dal titolo The 50th Anniversary Collection. L'antologia contiene 86 canzoni di Dylan registrate nel 1962, comprese diverse versioni di Mixed Up Confusion, Sally Gal, That's All Right, Mama e Baby, Please Don't Go. Diversamente dalle voci che sono circolate inizialmente, non si tratta di un bootleg, ma di una pubblicazione ufficialmente approvata dalla Sony, con copie che su eBay sono velocemente arrivate a quotazioni intorno al migliaio di dollari.

"Non è un modo per far soldi", ha spiegato una fonte interna alla Sony a Rolling Stone. "La legge per il copyright ha ricevuto da poco un'estensione da 50 a 70 anni per tutto quanto fu originariamente registrato nel 1963 o immediatamente dopo. Ma tutto quello che viene prima del 1963 viene con una clausola cosiddetta use it or lose it, che in pratica dice 'Se non avete usato le registrazioni finora, non potrete più farlo da qui in avanti'".

Il primo album, dunque, di Bob Dylan, che risale al 1962, è diventato di pubblico dominio con il 1 gennaio. Il che vuol dire che chiunque in Europa può pubblicarlo senza dovere a Dylan nemmeno un centesimo. Continua l'anonimo discografico: "Tutta la faccenda che riguarda la copertura copyright di queste opere implica che le useremo a un certo punto. Ma subito dopo l'uscita di Tempest il momento era sbagliato. Ci sono dei progetti per il 2013, tuttavia".

Circa un centinaio di copie dell'antologia sono state consegnate in maniera random a negozi francesi, tedeschi, svedesi e britannici. Ai fan di Bob Dylan che si sono collegati al sito ufficiale del cantautore negli ultimi giorni del 2012 è stata data la possibilità di acquistare la versione digitale del cofanetto a un prezzo di 100 euro.

Queste 86 canzoni, molte delle quali nel corso degli anni hanno circolato all'interno di bootleg, non sono nemmeno l'intero numero dei pezzi registrati da Dylan nel suo primo anno sotto contratto con la Columbia Records. "Non è tutto", conferma una fonte, "Ma si tratta di canzoni intere, cose che un fan apprezzerà. Altre tracce, delle durata di un minuto e mezzo o quasi, non sono state considerate per la pubblicazione".

Registrazioni di Miles Davis, Frank Sinatra, Chuck Berry e altre star degli anni '50 e '60 sono divenute di pubblico dominio in Europa in passato. Ai legislatori del Vecchio Continente è stata fatta pressione per cambiare una legge che, così com'è, mette a rischio Beatles, Rolling Stones e altri giganti di quell'epoca. Per com'è ora la legge, canzoni edite dopo il 1 gennaio 1963 non saranno di pubblico dominio per un totale di 70 anni. Ma questo potrebbe cambiare poco prima di Capodanno 2033…

Bob Dylan

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